Musica per il 25 aprile : Fabrizio De Andrè – La guerra di Piero, con testo, spiegazione e video

Oggi 25 aprile si celebra l’anniversario della liberazione. Ho scelto per voi la canzone “La guerra di Piero” di Fabrizio De Andrè.

Festa della Liberazione.

“La guerra di Piero” è una canzone contro la guerra : “… l’ispirazione viene dalla figura dello zio del cantautore, Francesco. Il ricordo del suo ritorno dal campo di concentramento, i suoi racconti, il resto della vita trascorsa alla deriva, segnarono profondamente la sensibilità del nipote Fabrizio, che in più occasioni si ricorderà di lui.” (Fonte Wikipedia)

Il brano fu scritto da Faber con gli arrangiamenti musicali di Vittorio Centanaro. Fu inserita nell’album ” Tutto Fabrizio De André ” del 1966.

Una canzone straordinaria, che ha meritato il successo discografico e l’ inserimento nelle antologie scolastiche.

Nel testo non viene celebrato l’ eroe che si immola per i valori della patria, ma l’ uomo che per non uccidere il nemico esita e perda la vita.

Composta da 13 strofe, formata da 4 endecasillabi. Le rime talvolta sono baciate e talvolta incrociate

Testo : Fabrizio De Andrè – La guerra di Piero

Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa, non è il tulipano
che ti fan veglia dall’ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.

«Lungo le sponde del mio torrente
voglio che scendano i lucci argentati,
non più i cadaveri dei soldati
portati in braccio dalla corrente».

Così dicevi ed era d’inverno
e come gli altri verso l’inferno
te ne vai triste come chi deve
e il vento ti sputa in faccia la neve.

Fermati Piero, fermati adesso,
lascia che il vento ti passi un po’ addosso,
dei morti in battaglia ti porti la voce:
“Chi diede la vita ebbe in cambio una croce”.

Ma tu non la udisti e il tempo passava
con le stagioni, a passo di giava,
ed arrivasti a passar la frontiera
in un bel giorno di primavera.

E mentre marciavi con l’anima in spalle
vedesti un uomo in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore
ma la divisa di un altro colore.

Sparagli Piero, sparagli ora,
e dopo un colpo sparagli ancora,
fino a che tu non lo vedrai esangue
cadere a terra a coprire il suo sangue.

«E se gli sparo in fronte o nel cuore,
soltanto il tempo avrà per morire,
ma il tempo a me resterà per vedere,
vedere gli occhi di un uomo che muore».

E mentre gli usi questa premura,
quello si volta, ti vede, ha paura
ed imbracciata l’artiglieria
non ti ricambia la cortesia.

Cadesti a terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che la tua vita finiva quel giorno
e non ci sarebbe stato ritorno.

«Ninetta mia, a crepare di Maggio
ci vuole tanto, troppo coraggio,
Ninetta bella, dritto all’inferno
avrei preferito andarci d’inverno».

E mentre il grano ti stava a sentire
dentro alle mani stringevi il fucile,
dentro alla bocca stringevi parole
troppo gelate per sciogliersi al sole.

Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa, non è il tulipano
che ti fan veglia dall’ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.

Youtube: Fabrizio De Andrè – La guerra di Piero

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Pubblicato da Jagming

Installatore elettromeccanico, musicista, blogger, amante della natura, degli animali ed appassionato di fitoterapia