Carlo Urbani medico guerriero contro la Sars si spegne il 29 marzo 2003

Carlo Urbani medico guerriero contro la Sars si spegne il 29 marzo 2003. Carlo Urbani nasce a Castelplanio, in provincia di Ancona, il 19 Ottobre 1956. Già da giovane si dedica ai più bisognosi ed è una presenza costante nell’ambito parrocchiale: collabora alla raccolta delle medicine per Mani Tese, promuove un Gruppo di solidarietà che organizza vacanze per i disabili, entra a far parte del Consiglio Pastorale Parrocchiale; inoltre suona l’organo e anima i canti. Il suo grande amore non è solo per il prossimo, ma anche per la bellezza, per la musica e per l’arte.

Il desiderio di prendersi cura delle persone sofferenti lo porta a scegliere gli studi di Medicina e la specializzazione in malattie infettive. Dopo la laurea lavora in un primo tempo come medico di base, poi diviene aiuto nel reparto di malattie infettive dell’Ospedale di Macerata, dove rimane per dieci anni.

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Sposa Giuliana Chiorrini, insieme avranno tre figli: Tommaso, Luca e Maddalena. Sono gli anni in cui Carlo Urbani comincia a sentire più forte il richiamo ad assistere i malati dimenticati, trascurati dai paesi opulenti, dai giochi di potere, dagli interessi delle case farmaceutiche. Con altri medici organizza, dal 1988-89, dei viaggi in Africa centrale, per portare aiuto ai villaggi meno raggiungibili. Ancora una volta la sua comunità parrocchiale lo accompagna e lo sostiene con un ponte di aiuti alla Mauritania.

La conoscenza diretta della realtà africana gli rivela con chiarezza che le cause di morte delle popolazioni del Terzo Mondo sono troppo spesso malattie curabili – diarrea, crisi respiratorie – per le quali mancano i farmaci che nessuno ha interesse a fare giungere a un mercato così povero. Questa realtà lo coinvolge al punto che decide di lasciare l’ospedale, quando ormai ha la possibilità di diventare primario.

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Nel 1996 entra a fare parte dell’organizzazione “Médecins Sans Frontières” e parte insieme alla sua famiglia per la Cambogia, dove si impegna in un progetto per il controllo della schistosomiasi, una malattia parassitaria intestinale. Anche qui rileva le forti ragioni sociali ed economiche del diffondersi delle malattie e della mancanza di cure: si muore di diarrea e di Aids, ma i farmaci per curare la infezione e le complicanze sono introvabili.

Nella sua veste di consulente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per le malattie parassitarie ha l’opportunità di ribadire ulteriormente che la causa primaria del diffondersi delle malattie è la povertà. Come Medico Senza Frontiere, l’interesse primario di Carlo è nella cura dei malati, tuttavia non può tacere sulle cause che provocano quelle sofferenze.

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Nel gennaio del 2000 Carlo Urbani dichiara al quotidiano Avvenire: “Io mi occupo come consulente dell’OMS delle malattie parassitarie. In tutti i consessi internazionali si ripete che la causa è solo una: la povertà. In Africa ci sono arrivato fresco di studi. E sono stato ‘deluso’ dallo scoprire che la gente non moriva di malattie stranissime: moriva di diarrea, di crisi respiratorie. La diarrea è ancora una delle cinque principali cause di morte al mondo. E non si cura con farmaci introvabili. Una delle ultime sfide che Msf ha accolto è la partecipazione alla campagna globale per l’accesso ai farmaci essenziali. Ed è lì che abbiamo destinato i fondi del Nobel”.

Nell’aprile del 1999 viene eletto presidente di Msf Italia. In questa veste partecipa alla delegazione che ritira il premio Nobel per la pace assegnato all’ organizzazione.

Dopo la Cambogia il suo impegno lo porta nel Laos, e quindi in Vietnam. Nelle ultime settimane di vita si dedica con coraggio alla cura e alle ricerche sulla Sars, la terribile malattia respiratoria che minaccia il mondo intero. È perfettamente conscio dei rischi che corre, tuttavia, parlando con la moglie, osserva: “Non dobbiamo essere egoisti, io devo pensare agli altri“.

All’inizio di marzo si reca a Bangkok per un convegno, nulla lascia intuire che abbia contratto il contagio. Dopo l’arrivo i sintomi si manifestano con forza e Carlo Urbani, tra i primi a occuparsi della malattia, capisce la propria situazione. Ricoverato in ospedale ad Hanoi avverte la moglie di far tornare in Italia i figli, che vengono subito fatti partire.

L’amore per il prossimo che lo ha accompagnato tutta la vita, lo fa rinunciare anche all’ultimo abbraccio per evitare ogni possibilità di contagio. La moglie gli resta vicina, ma nessun incontro diretto è più possibile.

Dopo avere ricevuto i sacramenti Carlo Urbani muore il 29 marzo 2003.

Fonte: biografieonline.it

Foto di avvenire.it

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