Giulio Cesare attraversa il Rubicone dando avvio alla guerra civile il 10 gennaio 49 aC. Mentre è impegnato alla conquista della Gallia, Giulio Cesare chiede al Senato una proroga nel comando, ma il Senato glielo rifiuta. Teme infatti il forte consenso che Giulio Cesare ha tra i suoi uomini e soprattutto teme che egli ambisca a diventare imperatore. Cesare allora, in procinto di rientrare a Roma, rifiuta di sciogliere l’esercito e tornare da privato cittadino. Marcia verso Roma con il suo battaglione formato da cinquemila fanti e trecento cavalieri e varca il fiume Rubicone, in Romagna (che segnava il confine del territorio amministrato dal Senato).
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È il 10 gennaio 49 a.C., e Cesare pronuncia la storica frase “Alea iacta est”, il dado è tratto. Oltrepassando il confine del Rubicone, egli era divenuto infatti un nemico della Repubblica, poiché a nessuno era concesso varcarlo. L’episodio del Rubicone segna così l’inizio della guerra civile e della decadenza dell’Impero Romano. Il Senato chiama Pompeo a difesa della Repubblica: mentre Cesare ha il favore del popolo e dei suoi fedelissimi soldati, Pompeo è forte dell’appoggio del Senato e delle legioni in Spagna, nonché del grande prestigio che ha ottenuto in Oriente.
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Ma mentre Giulio Cesare si avvicina a Roma, Pompeo e i capi del partito senatoriale fuggono a Brindisi e decidono di imbarcarsi per l’Epiro. Lì, infatti, contavano di raccogliere un esercito ben organizzato. Così, Cesare entra a Roma, e senza bisogno di uccidere o perseguitare nessuno, si impadronisce del tesoro pubblico, abbandonato dai suoi avversari nella fuga precipitosa, e si prepara a combattere. Poi egli si reca in Grecia, dove vince contro le truppe di Pompeo nella battaglia di Farsalo, in Tessaglia (48 a.C.). A seguito della battaglia allora, Pompeo fugge con un piccolo esercito in Egitto, dove punta all’appoggio di re Tolomeo, in contrasto con la sorella Cleopatra che aspirava a ottenere il trono. I cortigiani del re Tolomeo però lo fanno uccidere.
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Così, quando Giulio Cesare arriva in Egitto, spodesta Tolomeo e offre il trono a Cleopatra, di cui si è innamorato e con la quale inizia una lunga relazione. Cesare rimane in Egitto per quasi un anno. Seppure Pompeo è stato annientato però, sa che i suoi alleati sono ancora da sconfiggere. Riprende allora la guerra civile e Cesare combatte e vince contro i pompeiani a Tapso e a Utica, due città dell’Africa settentrionale. Prosegue poi in Spagna, dove nuovamente sconfigge i pompeiani a Munda, nel 45 a.C. A questo punto, Cesare torna vittorioso a Roma e, forte del potere ottenuto, a metà del 46 a.C., viene nominato dittatore a vita dal Senato.
Fonte: scuola.net
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